giovedì 17 novembre 2011

IL TALENTO DI MR.MONTI

Ecco a noi Mario Monti, annunciato salvatore d'Italia, mandato da quell'Europa "legale" - oltraggiata dall'annuncio del referendum greco, massima espressione della democrazia - covo di quella cricca di banchieri, politici, burocrati che vivono alle spalle dell'Europa "reale".
Ma è tutto oro quel che luccica?
Questo "grande economista", definito da "Le Monde" (14 novembre) "il prussiano d'Italia", nella realtà uomo-Trilateral e uomo-Goldman Sachs, ha ricoperto nell'Unione Europea il ruolo di Commissario, incaricato del Mercato interno e poi della Concorrenza.
E nello svolgere questa funzione egli ha dimostrato tutto il proprio zelo di ideologo liberale, fautore della concorrenza dura e pura.
Innanzitutto bloccando le dinamiche di fusione di grandi gruppi europei che, in questa era post-industriale e mondializzante, dovevano far fronte ad entità industriali multi o trans-nazionali sempre più potenti, sempre più concorrenziali, soprattutto con quelle del nord America che, rispetto a quelle europee, partono da una posizione di forte finanziarizzazione; è un dato di fatto che l'ottanta per cento delle imprese statunitensi si autofinanzia mentre la stessa percentuale d'imprese europee è costretta a ricorrere al credito(1).
Non prendiamoci in giro e guardiamo le cose colle lenti della cruda realtà: la sfida della mondializzazione non la si vince se l'Europa non si dota di strumenti atti a reggere il confronto, anche sul piano geopolitico, con una concorrenza mondiale tanto più spietata quanto irrispettosa delle regole del gioco; l'alternativa è il rilancio industriale dell'Europa, anche attraverso alleanze strategiche - e la sua sopravvivenza economica quale presupposto e motore di quella culturale - o la sua deindustrializzazione e la conseguente svendita a poteri finanziari-imprenditoriali transcontinentali che se ne spartiranno le spoglie facendola definitivamente uscire dalla Storia.
Il primo veto della commissione presieduta da Monti fulmina il tentativo di fusione delle americane General Electric-Honeywell: I successivi tentativi di bloccare le iniziative di fusioni europee Airtours-First Choice (compagnie di aviazione), Schneider-Legrand e Tetra Laval-Sidel e le sanzioni inflitte alla Volkswagen per abuso di posizione dominante in materia di prezzi di vendita del modello Passat vengono però cassati dalla Corte di Giustizia Europea che in prima istanza boccia le decisioni emanate dalla commissione.
La decisione che boccia il veto alla fusione dei gruppi d'apparecchiature elettriche Schneider e Legrand arriva però troppo tardi poichè la Legrand nel frattempo è stata già svenduta.
In questa decisione i giudici europei enumerano numerosi errori manifesti, omissioni e contraddizioni nell'analisi economica elaborata dalla commissione a sostegno del proprio rifiuto.
Nell' "affaire" Tetra Laval-Sidel il veto viene annullato essendo, secondo la Corte Europea, "l'analisi economica delle conseguenze a corto termine della fusione sulla concorrenza, insufficiente sotto il profilo degli elementi probanti e viziata da errori interpretativi".
Dei veri e propri schiaffi alla pretesa competenza del dr.Monti.
Ma a parte queste vere e proprie debacles, resta il fatto che il dogmatismo liberale della concorrenza assoluta ed astratta - che dunque deve colpire le posizioni "dominanti" potenzialmente monopolistiche, indipendentemente dall'interesse del consumatore alla qualità e al prezzo del prodotto - e la conseguente reputazione d' "integrità" che il neo-premier si guadagna nell'opporsi a giganti americani come Microsoft e a General Electrics nel suo tentativo di fusione con Honeywell o a denunciare aiuti sotterranei degli stati a imprese nazionali (vietati sempre a nome del principio della "concorrenza pura e non falsata"), sembrano però dissolversi di fronte alle molteplici e durature pratiche fraudolente di certi gruppi finanziari di Londra e di New York e, in particolare, quelle condotte dalle banche Rotschild e Goldman Sachs.
Qual è la direzione che i signori del danaro vogliono imporre al mondo? Quella voluta da interessi trans-nazionali in una "governance" mondiale capitanata dagli Stati Uniti: un mercato globale da lei diretto con un'Europa virtuale e disossata sottoposta al loro controllo; è la stessa strategia che nel dopoguerra vide la potenza americana esigere la decolonizzazione (in nome della santa democrazia) per favorire l'esportazione in Africa e nel terzo mondo di prodotti made in usa in sostituzione di quelli fabbricati in Europa.
Alla de-colonizzazione dell'Africa di allora oggi si sostituisce la de-nazionalizzazione dei poteri politici europei, commissariati dai burocrati culturalmente apolidi di Bruxelles e Mario Monti ne è il più lampante esempio.


(1) E, guarda caso, le regole di 'Basilea 3' impongono agli istituti bancari sempre più limitazioni per l'accesso al credito; chi detta le regole del gioco vince.

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