mercoledì 7 marzo 2012

UN GRANDE TEDESCO: PAUL EMIL VON LETTOW-VOERBECK, 20 marzo 1870 - 9 marzo 1964, E L'AUTOLESIONISMO DELL'EUROPA

Qualche anno fa in occasione del centenario della guerra che insanguinò il territorio dell'Africa sud occidentale, all'epoca colonia prussiana, l'ambasciatore tedesco a Windhoeck, capitale dell'attuale Namibia, espresse il proprio rincrescimento "per la condotta dell'esercito tedesco nei confronti degli Herero", un popolo africano appartenente all'etnia bantu.
Fu dalla prima guerra mondiale che per ragioni squisitamente propagandistiche, inglesi e francesi, alla ricerca di pretesti "morali" da scagliare contro gli avversari e, non ultimo, per impadronirsi di tutte le colonie, accusarono i prussiani di atrocità nella repressione delle rivolte degli herero, preparando un apposito dossier dove però erano totalmente taciute le bestialità commesse dai rivoltosi contro le famiglie dei coloni bianchi; in occasione della prima operazione compiuta dagli herero, furono massacrati 123 civili tedeschi; le brutalità sicuramente compiute dalle Schutztruppe trovarono però spiegazione in una reazione alle atrocità commesse dalla guerriglia herero: donne stuprate in gruppo e poi fatte a pezzi sotto gli occhi dei figli, uomini evirati e poi sventrati; alcune donne tedesche cadute poi nelle mani dei rivoltosi subirono una vera e propria macellazione: appese per i piedi ad un albero a gambe divaricate e sventrate vive.
A quegli stessi alberi i tedeschi appesero gli autori di quegli atti abominevoli.
Le fotografie scattate in occasione delle esecuzioni degli herero costituirono la prova dell'efferatezze tedesche e usate dagli inglesi e francesi per montare il dossier, oltre che dalla sinistra tedesca e anche da alcune autorità ecclesiastiche per contribuire alla criminalizzazione delle truppe coloniali e, soprattutto, dei suoi ufficiali.
Tra questi spicca la figura di Paul Emil von Lettow-Vorbeck, capitano delle Schutztruppe nell'Africa sud occidentale nel 1904 dove fu ferito in combattimento e poi comandante delle forze tedesche d'Africa orientale nel primo conflitto mondiale.
Accolto da eroe al ritorno in patria, sfilò trionfalmente sotto la Porta di Brandeburgo e ricevette poi il comando d'una divisione della Reichswehr che condusse a sostegno della lotta dei "Frei Korps" del capitano Hermann Ehrhardt contro l'insurrezione comunista. Fu coinvolto nel fallito putsch di Kapp, un funzionario prussiano nazionalista, contro il governo di Weimar e sedette al parlamento, eletto nelle file dei nazionalisti, fino al 1930; nel 1935 rifiutò l'incarico di aqmbasciatore a Londra che Hitler gli aveva proposto.
Epurato alla fine della seconda guerra mondiale e privato d'ogni sussidio, fu costretto a lavorare come giardiniere; venuto a conoscenza dell'ingiustizia subita dall'antico avversario della guerra in Africa orientale, il maresciallo britannico Smuts organizzò una sottoscrizione cui parteciparono ufficiali inglesi e sudafricani
Invitato nel 1953 dal Colonial Office, Paul von Lettow-Vorbeck si recò nell'antica Africa Orientale tedesca. Al suo arrivo a Dar es Salam, la fanfara dei King’s African Rifles suonò in suo onore la marcia delle Schutztruppe, la famosa Heia Safari, mentre centinaia di vecchi askari che avevano servito la Prussia sotto il suo comando lo accolsero con una ovazione.
Morì ad Amburgo il 9 marzo 1964, a 94 anni.
A dimostrazione della meschinità, viltà e stupidità degli uomini e delle coscienze di questi ultimi tempi, le quattro caserme della Bundeswehr a lui intitolate, così come diverse strade, sono state ribattezzate con altri nomi.

Fonti: Bernard Lugan, Histoire de l'Afrique, Paris 1979
L'Afrique réelle, www.bernard.lugan.com

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